Sartre e Heidegger: i due filosofi e un confronto sull'umanismo

SARTRE E HEIDEGGER: UN CONFRONTO SUL TEMA DELL’UMANISMO

Sartre è un romanziere e filosofo francese, pensatore tra i più significativi del ‘900.
Il suo pensiero è esposto in una serie di scritti pubblicati tra il 1936 e il 1960.
A partire dalla fenomenologia di Husserl e dall’esistenzialismo di Heidegger, Sartre elabora un’analisi esistenziale della coscienza che si rivela a lui come un “nulla d’essere”. L'uomo è condannato a un’assoluta libertà e alla conseguente angoscia che ne deriva (iniziale pessimismo radicale dell’autore).
In seguito l’autore vede tramutato l’esistenzialismo in un “umanismo” in cui l’assoluta libertà, prima vista come angosciante, viene reinterpretata in termini di responsabilità etica e politica nei confronti della società e della storia.
Da questa prospettiva si comprende l’avvicinamento, se pur lieve, di Sartre al marxismo (seppur non dogmatico). L'autore darebbe dell’idea di avvicinare marxismo ed esistenzialismo per far emergere la centralità dell’uomo nella società, allontanando piuttosto l’economicismo e il materialismo.


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Heidegger è un filosofo tedesco vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Egli rappresenta il primo grande portavoce dell’esistenzialismo contemporaneo.
Inizialmente legato al mondo universitario come professore e poi rettore (Università di Friburgo), conduce poi una vita appartata e si dichiara favorevole al Nazismo di Hitler, senza mai però chiarire il suo vero rapporto con il regime.
Dagli anni ‘30 l’indagine di Heidegger cambia prospettiva allontanandosi dall’esistenzialismo, e avvicinandosi alla questione dell’essere in generale. Il suo scopo è formare un’ontologia che determini una concezione completa dell’essere.

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CONFRONTO SULL'UMANISMO


Nel breve saggio del 1946 L’esistenzialismo è un umanismo Sartre esplicita il proprio pensiero e le proprie idee individuandoli nella centralità del problema dell’uomo e della sua libertà, definendo il proprio esistenzialismo come un umanismo.
La parola umanismo avrebbe due sensi molto differenti:
Per umanismo si può intendere una dottrina che considera l’uomo come fine e valore superiore. Il che presuppone che sia possibile attribuire un valore all’uomo per le sue capacità e per tutto ciò che ha creato... ma questa è un’assurdità. L’uomo non può giudicare l’uomo, perché esso potrebbe giudicarsi in modo oggettivo solo dall’esterno.
L'esistenzialismo lo esonera da questo giudizio: l’esistenzialista non prenderà mai l’uomo come fine, perché l’uomo non sarà mai finito, ma in continua evoluzione. Non può esistere un culto dell’umanità perché metterebbe fine all’umanità stessa.
L'altro modo di intendere l’umanismo è in sostanza il concetto per cui l’uomo è costantemente fuori di se stesso: solo proiettandosi fuori di sé, egli fa esistere l’uomo, e solo perseguendo dei fini, egli può esistere. L'uomo non è quindi chiuso in se stesso, ma parte dell’universo umano. Non c’è altro universo che un universo umano. Questa idea è chiamata umanismo esistenzialista.
Si tratta di umanismo perché l’uomo è l’unico legislatore di se stesso, non c’è nessun altro al di fuori di lui, e perché egli, vedendo oltre se stesso e cercando uno scopo fuori di sé, si realizzerà proprio come essere umano. 
L'uomo è in ogni circostanza costretto ad inventare l’uomo; su di lui cade la responsabilità totale dell’esistenza. Egli deve cercare uno scopo fuori di sé per realizzarsi come uomo.




Si oppose a questa idea Heidegger che, con la sua Lettera sull’umanismo del 1947, prese le distanze da ogni visione antropocentrica della filosofia e dall’esistenzialismo in precedenza trattato. 
Per l’autore la parola umanismo e il concetto che sta dietro ad essa non ha più utilità né significato.
Questo perché si è capito che l’essenza dell’umanismo ha un carattere metafisico e non pone la verità dell’Essere.
L'Umano in sé è nato nel passato e con tempo ha perso il suo significato.
L'uomo giunge al centro di ogni discorso solo dopo aver spodestato l’essere della sua centralità. L'essere è qualcosa di più grande, di cui l’uomo può farsi solo protettore e portavoce, ma senza averne un rapporto diretto. 
L'Essere è tutto.



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